Questo arcano è noto comunemente per essere tra i più antipatici.
Torre: fine di qualcosa, insicurezza, lite.
La torre taglia i rami secchi, le dinamiche e i comportamenti che non portano a nulla.
Non bisogna pensare che sia solo antipatico. Io dico sempre meglio sapere prima dove stiamo sbagliando o su cosa ci stiamo illudendo, piuttosto che proseguire un percorso che ci riserva troppa sofferenza dopo. L’ottimismo è un ottima cosa perchè denota forza di carattere, ma oggigiorno si può avere tutta la forza interiore possibile, ma se per esempio iniziamo una relazione non semplice sotto vari aspetti, non basta il nostro ottimismo; perchè ci scontriamo con l’altro e siamo costretti quindi ad accettare il suo pensiero o i suoi atteggiamenti e desideri. Esso non potrà cambiare il suo modo di essere soltanto perchè siamo forti o ben disposti verso di lui o lei.
E’ una cosa indipendente da noi la sua mente e quindi il suo pensiero.
La torre è ispirata come riferimento alla storia biblica di Babele. Gli uomini decisero di costruire una torre alta fino al cielo e quindi arrivare fino a Dio e farsi fama. Dio considera arrogante questo progetto e dice, (secondo il racconto biblico): all’epoca gli uomini parlavano tutti la stessa lingua. Andiamo a confondere la loro lingua così non potranno più capirsi tra loro. (Genesi, 11;-6-7). Dio ricorre alla confusione dei linguaggi per evitare il piano degli uomini, perchè si creerebbe confusione. Egli li ferma mischiando le lingue e distruggendo la possibilità di comprensione. Dio ha impedito che l’umanità varcasse l’abisso. Dio voleva che andassero ovunque sulla terra e non che si accentrassero in un unico sito.
La giustizia divina colpisce chi fa il passo più lungo della gamba, chi pecca di presunzione.
Ogni distruzione precede una creazione; quindi in Marte (ossia il pianeta), l’impeto distruttivo è un atto di amore, il motore della vita. Nei termini di filosofia esoterica la distruzione della torre serve alla sua ristrutturazione e rinnovamento. Il crollo è il viatico della rigenerazione. Se mi sigillo nella mia fortezza di idee, giudizi, convinzioni non avrò la possibilità di progredire e grande sofferenza deriverà da ogni minimo danno subito alla mia struttura. L’etica più fallace è quella che pretende di mantenersi inalterata nello spazio e nel tempo. Non devo temere mai la caduta, la perdita delle mie difese, ma la stasi e il limite, e l’imprigionarsi dietro luoghi comuni e convinzioni. Al contrario, conviene portarsi avanti con il lavoro, superare le nostre barriere difensive prima che arrivi dal cielo un fulmine a costringermi a farlo. L’uomo ha il potere di andare oltre se stesso, di sbaragliare il proprio schema, di rompere le proprie difese per crescere. La torre è la prima forma di Illuminazione perchè distrugge la ragione.
Solo la mancanza di paura e di imbarazzo possono spingermi a continuare a prescindere dalla paure. La timidezza può essere una forma di presunzione, per sottrarmi alla critica del pubblico ma in marte c’è una volontà di di partecipare alla bolgia della vita, senza timori di maldicenze o derisione. So che non è sbagliato sbagliare, so che non è vietato fallire; ma ogni crollo insegna qualche cosa, tutte le cicatrici ricordano un errore, una disattenzione o comunque io dico un esperienza. La prima regola che imparo da un fallimento è la cautela, la prudenza intesa come previdenza la cui madre è l’esperienza.
L’eccesso di razionalità genera un inaridimento emotivo, una desertificazione dell’empatia, e al contrario un eccesso di emotività produce la perdita di lucidità e l’agonia della razionalità.
Comunque visto che parlo della torre, io sono fedele a me stessa su certe cose, e mi sento in dovere di aggiungere una foto di un cornetto rosso.